In ricordo della famiglia Agostinis
Questa foto è diventata iconica per rappresentare l’esodo forzato di centinaia di migliaia di italiani dalle loro terre d’origine di Istria e Dalmazia.
Angelo Rullo
2/3/20255 min read


Questa foto è diventata iconica per rappresentare l’esodo forzato di centinaia di migliaia di italiani dalle loro terre d’origine di Istria e Dalmazia.
Siamo a Pola nella fredda giornata dell’11 Febbraio del 1947. La donna che spinge l’umile carretto sovraccarico d’ogni bene, fra cui il suo piccolo Carlo Alberto di appena 2 anni, è Elda Derni, moglie di Beniamino Agostinis. Beniamino il 4 Dicembre del 1906 ed Elda il 19 Febbraio 1905 erano entrambi nativi di Pisino (oggi Croazia), e lì avevano vissuto l’uno come impiegato all’INAM, l’altra sbrigando le faccende domestiche. Nonostante una secolare convivenza pacifica tra le varie etnie, l’armistizio dell’8 settembre 1943 alimentò la prima grande ondata di violenza contro tutti gli italiani residenti nei territori Istriani, Giuliani e Dalmati: migliaia di uomini, donne, anziani e bambini furono trucidati dai partigiani comunisti del generale Tito, altri gettati vivi e incatenati negli abissi umidi delle cavitá carsiche, conosciute tragicamente come foibe. Tantissimi patrioti preferirono la fuga all’eccidio, ma Beniamino e la sua famiglia erano brave persone, non avrebbero avuto nulla da temere. Elda fu costretta a cambiare il suo cognome, slavizzato in Dernich, ma l’italianità della famiglia Agostinis si rivelò ben presto una macchia troppo grande per il regime comunista Jugoslavo, dovevano scegliere: rinunciare alla cittadinanza italiana e a quell’identità aprioristicamente ostile al regime o rinunciare per sempre a case e luoghi d’origine. Beniamino ed Elda, e con loro centinaia di migliaia di Italiani, salutarono a malincuore quei paesaggi a loro cari e, raccattati alla meno peggio i cocci di intere generazioni, si incamminarono verso il porto di Pola, direzione Venezia. Al fianco degli Agostinis anche numerosi famigliari fra cui Giovanni, padre di Elda (dietro di lei nella foto), sua madre Maria, e soprattutto i suoi suoi tre figli Mario (10 anni), Franco (8), e il già citato Carlo Alberto (2).
Sbarcati a Venezia puntarono Trieste, dove soggiornarono a lungo nei pressi della stazione, ospiti ammassati all’interno di grandi Silos. Lasciati parenti e ricordi a Trieste gli Agostinis partirono di nuovo, questa volta verso sud giungendo ad Ortona prima, a Chieti poi e definitivamente a Lanciano nel 1954.
La Storia della fam. Agostinis é una delle tante testimonianze sommerse di dignità ed italianità pagata a caro prezzo, una storia come tante che sarebbe rimasta muta alle orecchie della Storia se quel bambino sul carretto non avesse deciso di parlare, e ringraziamo per questo il piccolo Carlo Alberto, oggi 80enne lancianese, per averci regalato la preziosa memoria della sua famiglia.
Da quel lontano 11 Febbraio 1947 Carlo Alberto non é più tornato a Pisino.


Questa foto è diventata iconica per rappresentare l’esodo forzato di centinaia di migliaia di italiani dalle loro terre d’origine di Istria e Dalmazia.
Siamo a Pola nella fredda giornata dell’11 Febbraio del 1947. La donna che spinge l’umile carretto sovraccarico d’ogni bene, fra cui il suo piccolo Carlo Alberto di appena 2 anni, è Elda Derni, moglie di Beniamino Agostinis. Beniamino il 4 Dicembre del 1906 ed Elda il 19 Febbraio 1905 erano entrambi nativi di Pisino (oggi Croazia), e lì avevano vissuto l’uno come impiegato all’INAM, l’altra sbrigando le faccende domestiche. Nonostante una secolare convivenza pacifica tra le varie etnie, l’armistizio dell’8 settembre 1943 alimentò la prima grande ondata di violenza contro tutti gli italiani residenti nei territori Istriani, Giuliani e Dalmati: migliaia di uomini, donne, anziani e bambini furono trucidati dai partigiani comunisti del generale Tito, altri gettati vivi e incatenati negli abissi umidi delle cavitá carsiche, conosciute tragicamente come foibe. Tantissimi patrioti preferirono la fuga all’eccidio, ma Beniamino e la sua famiglia erano brave persone, non avrebbero avuto nulla da temere. Elda fu costretta a cambiare il suo cognome, slavizzato in Dernich, ma l’italianità della famiglia Agostinis si rivelò ben presto una macchia troppo grande per il regime comunista Jugoslavo, dovevano scegliere: rinunciare alla cittadinanza italiana e a quell’identità aprioristicamente ostile al regime o rinunciare per sempre a case e luoghi d’origine. Beniamino ed Elda, e con loro centinaia di migliaia di Italiani, salutarono a malincuore quei paesaggi a loro cari e, raccattati alla meno peggio i cocci di intere generazioni, si incamminarono verso il porto di Pola, direzione Venezia. Al fianco degli Agostinis anche numerosi famigliari fra cui Giovanni, padre di Elda (dietro di lei nella foto), sua madre Maria, e soprattutto i suoi suoi tre figli Mario (10 anni), Franco (8), e il già citato Carlo Alberto (2).
Sbarcati a Venezia puntarono Trieste, dove soggiornarono a lungo nei pressi della stazione, ospiti ammassati all’interno di grandi Silos. Lasciati parenti e ricordi a Trieste gli Agostinis partirono di nuovo, questa volta verso sud giungendo ad Ortona prima, a Chieti poi e definitivamente a Lanciano nel 1954.
La Storia della fam. Agostinis é una delle tante testimonianze sommerse di dignità ed italianità pagata a caro prezzo, una storia come tante che sarebbe rimasta muta alle orecchie della Storia se quel bambino sul carretto non avesse deciso di parlare, e ringraziamo per questo il piccolo Carlo Alberto, oggi 80enne lancianese, per averci regalato la preziosa memoria della sua famiglia.
Da quel lontano 11 Febbraio 1947 Carlo Alberto non é più tornato a Pisino.


Questa foto è diventata iconica per rappresentare l’esodo forzato di centinaia di migliaia di italiani dalle loro terre d’origine di Istria e Dalmazia.
Siamo a Pola nella fredda giornata dell’11 Febbraio del 1947. La donna che spinge l’umile carretto sovraccarico d’ogni bene, fra cui il suo piccolo Carlo Alberto di appena 2 anni, è Elda Derni, moglie di Beniamino Agostinis. Beniamino il 4 Dicembre del 1906 ed Elda il 19 Febbraio 1905 erano entrambi nativi di Pisino (oggi Croazia), e lì avevano vissuto l’uno come impiegato all’INAM, l’altra sbrigando le faccende domestiche. Nonostante una secolare convivenza pacifica tra le varie etnie, l’armistizio dell’8 settembre 1943 alimentò la prima grande ondata di violenza contro tutti gli italiani residenti nei territori Istriani, Giuliani e Dalmati: migliaia di uomini, donne, anziani e bambini furono trucidati dai partigiani comunisti del generale Tito, altri gettati vivi e incatenati negli abissi umidi delle cavitá carsiche, conosciute tragicamente come foibe. Tantissimi patrioti preferirono la fuga all’eccidio, ma Beniamino e la sua famiglia erano brave persone, non avrebbero avuto nulla da temere. Elda fu costretta a cambiare il suo cognome, slavizzato in Dernich, ma l’italianità della famiglia Agostinis si rivelò ben presto una macchia troppo grande per il regime comunista Jugoslavo, dovevano scegliere: rinunciare alla cittadinanza italiana e a quell’identità aprioristicamente ostile al regime o rinunciare per sempre a case e luoghi d’origine. Beniamino ed Elda, e con loro centinaia di migliaia di Italiani, salutarono a malincuore quei paesaggi a loro cari e, raccattati alla meno peggio i cocci di intere generazioni, si incamminarono verso il porto di Pola, direzione Venezia. Al fianco degli Agostinis anche numerosi famigliari fra cui Giovanni, padre di Elda (dietro di lei nella foto), sua madre Maria, e soprattutto i suoi suoi tre figli Mario (10 anni), Franco (8), e il già citato Carlo Alberto (2).
Sbarcati a Venezia puntarono Trieste, dove soggiornarono a lungo nei pressi della stazione, ospiti ammassati all’interno di grandi Silos. Lasciati parenti e ricordi a Trieste gli Agostinis partirono di nuovo, questa volta verso sud giungendo ad Ortona prima, a Chieti poi e definitivamente a Lanciano nel 1954.
La Storia della fam. Agostinis é una delle tante testimonianze sommerse di dignità ed italianità pagata a caro prezzo, una storia come tante che sarebbe rimasta muta alle orecchie della Storia se quel bambino sul carretto non avesse deciso di parlare, e ringraziamo per questo il piccolo Carlo Alberto, oggi 80enne lancianese, per averci regalato la preziosa memoria della sua famiglia.
Da quel lontano 11 Febbraio 1947 Carlo Alberto non é più tornato a Pisino.